PIANO NAZIONALE ARBOVIROSI 2020-2025

Il 15 gennaio 2020 il Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025 è stato sancito dall’intesa tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano nella seduta della Conferenza Stato-Regioni. Successivamente, la Regione Piemonte l’ha recepito con propria DGR.

Il PNA nasce dalla considerazione che le arbovirosi costituiscono un rilevante problema di salute pubblica, essendo un’importante causa di perdita di salute per le persone colpite, quando non di morte, ma anche una cospicua fonte di spese sanitarie per l’assistenza farmaceutica e ospedaliera. Inoltre, i cambiamenti climatici in atto, agendo sui vettori di queste malattie, potrebbero favorire la comparsa di epidemie. Seguendo l’invito dell’OMS era pertanto necessario varare un piano d’azione nazionale integrato di lotta antivettoriale e sulle malattie trasmesse da vettori.

Il PNA si articola nei seguenti 8 capitoli, integrati da 18 allegati.

  1. Integrazione della prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi in altre politiche
    Il PNA è parte integrante del Piano Sanitario Nazionale, va tradotto in Piani regionali, ma occorre permettere una visione più ampia delle problematiche relative alle arbovirosi, individuando strategie terze (es. piano nazionale per far fronte ai cambiamenti climatici) con cui è possibile attivare sinergie e promuovere interventi congiunti. Tra i soggetti con cui è possibile attivare sinergie e promuovere interventi congiunti c’è la Rete Città Sane dell’OMS che devono promuovere la salute a punto centrale delle proprie politiche e nello specifico delle arbovirosi devono migliorare la capacità di gestire il rischio a livello locale.

  2. Prevenzione
    Individua gli interventi da attuare per prevenire la diffusione della arbovirosi, suddividendoli in 5 punti:
    • comunicazione del rischio (ossia informazione);
    • formazione;
    • misure di contrasto;
    • vaccinazioni (per le malattie per le quali è disponibile un vaccino);
    • raccomandazioni organizzative.

  3. Sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu
    La sorveglianza ha lo scopo di individuare precocemente la circolazione dei virus in modo da attivare tempestivamente le misure preventive per ridurre il rischio di trasmissione delle infezioni tramite vettore o attraverso le donazioni. La risposta comporta azioni di contrasto da adottarsi in caso di comprovata circolazione: potenziamento dell’informazione, sensibilizzazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, attivazione di misure di controllo nelle donazioni di organi e tessuti (sangue compreso), intensificazione delle attività preventive (rimozione dei focolai e lotta larvicida), eventuali trattamenti adulticidi (solo in caso di cluster di casi o coinvolgimento di siti sensibili).

  4. Sorveglianza e risposta alle arbovirosi trasmesse da zanzare invasive con particolare riferimento ai virus Chikungunya, Dengue e Zika
    Si tratta di virus tropicali che vengono saltuariamente introdotti da viaggiatori di ritorno da Paesi in cui sono endemici e di cui esistono in Italia zanzare competenti per la loro trasmissione (principalmente zanzara tigre). Anche in assenza di casi d’importazione, è prevista l’attivazione di un sistema di monitoraggio. In presenza di casi si attiva un protocollo di risposta atto a impedire o bloccare il più precocemente possibile la propagazione del virus tramite vettore o donazione di organi e tessuti. In presenza di un caso sospetto si devono quindi identificare le aree in cui il soggetto ha soggiornato in fase viremica, verificare la presenza di un vettore competente ed effettuare tutta una serie di interventi informativi e di lotta larvicida e adulticida.

  5. Sorveglianza e risposta ai virus dell’encefalite virale da zecche, Toscana e ad altri arbovirus non sottoposti a specifici piani di sorveglianza e risposta
    Il virus dell’encefalite virale da zecche (TBE) al momento è presente solo nell’Italia nord-orientale, dove si deve promuovere l’uso del vaccino tra chi è più esposto (forestali, cacciatori, escursionisti ecc.). Il Toscana virus (TOSV) è invece un patogeno trasmesso dai pappataci, recentemente individuato anche nel Piemonte sud-orientale. Altri arbovirus che al momento non minacciano l’Italia o non sono ancora noti rientrano in questa categoria. In tutti questi casi si deve monitorare la distribuzione della malattia, il suo reale impatto, garantire lo scambio di informazioni, individuare le zone favorevoli, prevenire e controllare gli eventuali focolai epidemici.

  6. Sorveglianza di nuove specie invasive, potenziali vettori
    Visto che l’introduzione di nuove specie di zanzare e altri vettori può comportare un aggravarsi del rischio di diffusione di vecchie e nuove malattie, è importante sorvegliare questi fenomeni attraverso attività di controllo entomologico presso i cosiddetti PoE (Point of entry), potenziali siti d’introduzione, come aeroporti, posti di confine, attività produttive che prevedono l’importazione di manufatti a rischio di trasporto passivo ecc.

  7. Monitoraggio della resistenza agli insetticidi
    Entro il 2025. ogni regione deve iniziare a monitorare le possibili insorgenze di fenomeni di resistenza ai biocidi attraverso saggi di campo che, se positivi, comporteranno successive indagini molecolari (per i larvicidi) o biosaggi (per gli adulticidi).

  8. Indicazioni temporali sull’implementazione del PNA e valutazione
    Si tratta di una tabella che prevede le tempistiche con cui devono essere completate le varie attività. La Regione Piemonte è attualmente in linea con i tempi previsti. In particolare il Piemonte ha già recepito il PNA (DGR n. 9-1360 del 15.05.2020), individuato i referenti regionali per la sua implementazione (DD Sanità e Welfare n. 1616 del 14.12.2020), individuato le strutture operative e i laboratori di riferimento, avviato i piani di sorveglianza e controllo per tutte le arbovirosi previste e il piano di sorveglianza sui siti a rischio d’importazione di specie invasive. Sono inoltre in corso misure di comunicazione del rischio, di formazione del personale, di prevenzione ambientale, di contrasto ai vettori e di monitoraggio dei fenomeni di resistenza agli insetticidi.

GLOSSARIO DELLA PAGINA

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A

Arbovirosi. Sono malattie causate da virus trasmessi da vettori artropodi (zanzare, zecche, flebotomi ecc.) tramite morso/puntura. Possono interessare sia l’uomo sia gli animali. In Italia, sono soggette a sorveglianza speciale le seguenti arbovirosi: chikungunya, dengue, Zika, West Nile, Usutu, encefalite da zecca (TBE) e le infezioni neuro-invasive da virus Toscana.

F

Flebotomi (o pappataci). Sono ditteri ematofagi, vettori di diversi patogeni, tra i quali i più noti sono i protozoi del genere Leishmania e i virus del genere Phlebovirus. L’insetto adulto ha dimensioni ridotte (2-4 mm di lunghezza); il corpo, color sabbia, e le ali sono ricoperti da una fitta peluria, grazie alla quale è in grado di compiere un volo silenzioso per nutrirsi sull’ospite (da cui il nome 'pappatacio': "mangia e taci"). Delle specie presenti in Italia le più comuni sono P. perniciosusP. perfiliewiP. papatasi. I flebotomi sono più abbondanti nelle regioni del Centro e del Sud. In generale, prediligono le aree collinari e pedemontane, con un'altitudine compresa tra 100 e 800 metri, caratterizzate da vegetazione abbondante e clima mite. I flebotomi possono trasmettere alcune malattie, come la Leishmaniosi umana (cutanea e viscerale) e l'encefalite e meningoencefalite da virus Toscana.

S

Specie autoctone. Sono specie che si sono originate ed evolute nel territorio in cui si trovano. Si sono adattate una all’altra per migliaia di anni, instaurando tra loro rapporti in equilibrio ecologico.

Specie invasive. Sono specie trasferite dall’uomo al di fuori del loro areale naturale (area geografica entro la quale è distribuita naturalmente una specie), in maniera deliberata o accidentale. Queste specie assumono un comportamento invasivo, cioè si riproducono ed espandono rapidamente, spesso a scapito delle specie autoctone.

Z

Zecche. Sono artropodi, appartenenti all’ordine degli Ixodidi compreso nella classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni. Si tratta di parassiti esterni, delle dimensioni che variano da qualche millimetro a circa 1 centimetro a seconda della specie e dello stadio di sviluppo. Il corpo è tondeggiante e il capo, non ben distinguibile dal corpo, è munito di un apparato boccale (rostro) in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti. Le zecche possono trasmettere alcune malattie, come l’encefalite da zecca (TBE) e la malattia di Lyme (borreliosi).


Pagina aggiornata a febbraio 2024. Links verificati il 29 febbraio 2024.