Chikungunya

Il termine chikungunya deriva da una parola in lingua Makonde che significa "ciò che piega" o "contorce" e descrive l'aspetto arcuato che fa assumere il dolore alle giunture di chi è colpito da questa malattia.

La chikungunya è una malattia infettiva ad eziologia virale caratterizzata da un quadro simil-influenzale, in particolare febbre e artralgie/artriti tali da limitare i movimenti. Solitamente questa malattia è assente nel nostro Paese ma può essere introdotta e dare origine a casi autoctoni, grazie alla presenza di un vettore competente: la zanzara tigre.


AGENTE CAUSALE E CICLO INFETTIVO

Il responsabile di questa malattia è un Alphavirus, appartenente alla famiglia Togaviridae. Il virus si trasmette all'uomo, che rappresenta l'ospite principale, attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes: l'Aedes aegypti è considerato il vettore principale, ma anche Aedes albopictus (zanzara tigre), sebbene meno competente, è in grado di trasmettere l'infezione. In natura sono presenti ceppi del virus che hanno come serbatoio primati selvatici e vettori differenti (ciclo selvatico). I ceppi che attualmente infettano l’uomo discendono da questi in seguito al salto di specie o spillover verificatosi in tempi piuttosto recenti. Tra questi ceppi, quello che presenta la mutazione genetica E1-A226V si è particolarmente adattato per venir propagato da Aedes albopictus.

ciclo chik den zika


SINTOMI E DECORSO DELLA MALATTIA

(Le informazioni sulle malattie presenti in questo sito hanno uno scopo puramente informativo e non sostituiscono il parere di un medico. Consulta sempre il tuo medico per qualsiasi problema di salute!)

Il periodo di incubazione va dai 2 ai 12 giorni, mentre il periodo medio di incubazione è di 2-4 giorni. Il virus permane nel sangue del paziente (viremia) generalmente fino a 7 giorni dopo la comparsa dei sintomi, anche se si sono registrati casi di viremia più lunga, durante i quali se viene punto da una zanzara competente (es. zanzara tigre), la malattia può venir propagata.

La malattia presenta una fase acuta che dura da 1 a 10 giorni, con febbre alta (oltre i 38,5°C e picchi sino ai 40°C) ad esordio improvviso che si risolve in 4-5 giorni ma può ricomparire 2-3 giorni dopo. Nel 95-100% dei casi, compaiono dolori e infiammazioni articolari di grave intensità, tali da limitare i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e ad assumere posizioni antalgiche. Inoltre, nel 40-50% dei casi, si manifesta un eritema cutaneo (rash eritematoso o morbilliforme), localizzato soprattutto al tronco e alla radice degli arti, che, in circa la metà dei casi, può essere associato a prurito. Altre manifestazioni cutanee sono costituite da gonfiore al viso (edema facciale), chiazze soprattutto al volto e lesioni bollose diffuse in varie parti del corpo.

Nella maggior parte dei casi, i pazienti si riprendono completamente, tuttavia, in alcuni casi il dolore alle articolazioni può persistere per diversi mesi.

Spesso i sintomi nelle persone infette sono lievi e l’infezione può non essere riconosciuta o male interpretata, soprattutto nelle aree in cui è presente la dengue.

Occasionalmente sono state segnalate complicanze oculari, neurologiche, cardiache e gastrointestinali. Raramente si verificano complicanze gravi, tuttavia negli anziani e nei soggetti immunodepressi o fortemente debilitati la malattia può essere una concausa di morte.

Il virus contratto in gravidanza può essere trasmesso al feto o al neonato.


TRATTAMENTO E PREVENZIONE

(Le informazioni sulle malattie presenti in questo sito hanno uno scopo puramente informativo e non sostituiscono il parere di un medico. Consulta sempre il tuo medico per qualsiasi problema di salute!)

Non esiste, allo stato attuale, un trattamento antivirale specifico. Il trattamento è sintomatico e si basa sull'uso di farmaci per abbassare la febbre e antistaminici in caso di intenso prurito, sul riposo a letto e sulla somministrazione di liquidi per combattere la disidratazione. Esercizi aerobici a basso impatto possono essere utili per attenuare la rigidità e i dolori articolari del mattino.

Al momento, in Europa non sono autorizzati vaccini contro l'infezione da virus chikungunya mentre recentemente un vaccino è stato approvato negli USA.

La misura preventiva più efficace contro la chikungunya consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare vettore del virus.
La base per una buona risposta in caso di introduzione accidentale del virus in Italia è invece la sorveglianza.


CENNI STORICI E DISTRIBUZIONE ATTUALE

Il CHIKV è stato descritto la prima volta nel 1952 in Tanzania, nelle savane al confine con il Kenya e in diversi villaggi sulle coste del lago Vittoria e nell'entroterra.
Le prime segnalazioni cliniche di febbri "spaccaossa" risalgono al 1779, in Indonesia dove venne descritta un'epidemia di febbri dolorose forse attribuibile allo stesso agente virale.
La chikungunya è endemica in alcune parti dell'Africa, del sud-est asiatico e del subcontinente indiano.
A partire dal 2005, sono stati riportati ampi focolai nell'area dell'Oceano Indiano (India, Malesia, La Réunion, Madagascar, Indonesia, Mauritius, Mayotte, Seychelles), zone in cui il virus trova il suo habitat ideale. In India, tra febbraio e ottobre 2006, un'epidemia di chikungunya ha coinvolto 8 stati o province e i casi sospetti sono arrivati sino a 1,25 milioni. A fine 2013 si assiste alla prima epidemia di chikungunya riportata in America Latina, e in particolare in alcune isole Caraibiche. 
In seguito, casi di trasmissione autoctona si sono verificati in Europa e negli Stati Uniti (notifica del primo caso confermato in laboratorio nel 2016), dove il CHIKV si pensa fosse stato importato da viaggiatori infetti di ritorno da aree colpite.

 

DISTRIBUZIONE NELLE AMERICHE, IN ASIA E IN AFRICA
Secondo PLISA, la Piattaforma di informazione sanitaria per le Americhe, nel quinquennio che va dal 2013 (prima epidemia) al 2017, nel continente americano ci sarebbero stati oltre 2 milioni e mezzo di casi di chikungunya, con un picco di oltre un milione nel 2014 e con un progressivo spostamento delle epidemie dai caraibi (2013-2015) al centro (2015-2016) e poi al sud America (dal 2016).
Recentemente i casi sono di nuovo aumentati.

Casi di chikungunya in America dal 2018

Anno Casi sospetti Casi confermati Decessi
2018 95.574 70.393 39
2019 185.054 101.459 81
2020 103.046 39.692 29
2021 138.400 65.583 12
2022 273.841 138.594 87
2023 411.548 240.168 515
*2024 427.622 228.663 213
totali 1.635.085 884.552 976


*dati ancora soggetti a revisione.
Fonte: PAHO - Plisa Health Information Platform for the Americas.

Nonostante sia una malattia di origine africana, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato nel 2015 il primo focolaio epidemico nell'area in cinque anni (Senegal, 624 casi). L'anno successivo un’epidemia ha colpito il Kenya, con più di 1700 casi sospetti (nella sola città di Mandera ha colpito oltre l'80% della popolazione), e le confinanti aree della Somalia. 
Nel 2019, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato, nella sezione emergenze del suo sito, un'epidemia di chikungunya in Congo e nel 2020 ne ha segnalata una in Ciad.
Nel 2023, il maggior numero di casi è stato registrato nelle Americhe (Brasile, Paraguay, Argentina e Bolivia). Al di fuori delle Americhe, casi di chikungunya sono stati segnalati in Asia (India, Filippine, Thailandia, Malesia e Pakistan) e in Africa (Burkina Faso, Senegal, Mali, Gambia e Namibia). Il focolaio del Senegal ha portato all'individuazione di un nuovo ceppo del genotipo virale dell'Africa occidentale, conducendo i ricercatori a ipotizzare un nuovo spillover dal ciclo selvatico. 
Nel 2024, il maggior numero di casi è stato registrato nelle Americhe (Brasile, Paraguay, Argentina e Bolivia). Al di fuori delle Americhe, casi di chikungunya sono stati segnalati in Asia (India, Pakistan, Thailandia, Maldive, Timor Est e Malesia) e in Africa (Senegal).

 

DISTRIBUZIONE NELL'UNIONE EUROPEA-UE E SPAZIO ECONOMICO EUROPEO-SEE

Fino al 2007, il virus non era mai circolato in Europa, seppur saltuariamente introdotto da qualche viaggiatore infetto. A quell’anno risale la prima epidemia registrata nel continente (Emilia Romagna) con oltre 300 casi sospetti, cui seguirono sporadici casi autoctoni nel 2010 e nel 2014 (tutti in Francia). Nel 2017, si sono verificate due epidemie autoctone, una in Francia, nel dipartimento del Var, e una in Italia, nelle regioni Lazio e Calabria.
Dal 2018, è stato segnalato un solo caso autoctono in Francia, sebbene diversi casi d'importazione siano continuati ad arrivare (52 casi confermati nel 2022, 12 casi confermati nel 2021, 52 casi confermati nel 2020 e 421 casi confermati nel 2019).

Anno Paese e località Casi autoctoni Probabile periodo di circolazione Probabile origine
del caso primario
Virus Presenza E1-A226V
2007 Italia, Emilia Romagna,
(principali aree di trasmissione a Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna)
≈ 330 sospetti, probabili e confermati Luglio-Settembre India CHIKV ECSA Si
2010 Francia, dipartimento del Var,
Fréjus
2 Settembre India CHIKV ECSA No
2014 Francia, dipartimento dell'Hérault,
Montpellier
12 Settembre-Ottobre Camerun CHIKV ECSA Si
2017 Francia, dipartimento del Var, 
Le Cannet-des-Maures e Taradeau
17 (11 a Le Cannet-des-Maures e
6 a Taradeau)
Luglio- Settembre Africa centrale CHIKV ECSA Si
2017 Italia, Lazio (Anzio, Latina e Roma)
e Calabria (Guardavalle Marina)
270 confermati e
219 probabili
Agosto-Novembre Asia (India/Pakistan) CHIKV ECSA No
2024 Francia, regione Île-de-France,
Parigi / dipartimento delle Alture della Senna,
Parigi o Gennevilliers
1 Luglio sconosciuta sconosciuto sconosciuta


Trasmissione autoctona del virus chikungunya nell'UE/SEE, 2007-2024
.
Fonte: ECDC.


SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia il vettore potenzialmente più competente per il CHIKV è Aedes albopictus, meglio conosciuta come zanzara tigre. Introdotta nel 1990 è attualmente stabile e diffusa in tutto il paese fino a quote collinari, soprattutto nei centri abitati, dove stagionalmente può raggiungere densità molto elevate, tali da consentire la trasmissione locale del virus laddove introdotto nella stagione propizia.

In Italia ci sono state due epidemie di chikungunya. La prima si è verificata nel 2007 in Emilia Romagna, è stata provocata da un caso d'importazione (identificato, persona di ritorno da un viaggio in una zona dell'India) e ha fatto registrare oltre 330 casi autoctoni sospetti, di cui oltre 210 confermati in laboratorio. Si è trattato del primo focolaio riportato in una regione non tropicale dove un vettore competente (Aedes albopictus) per il CHIKV era presente.
La seconda epidemia si è verificata nel 2017 e ha fatto registrare quasi 500 casi autoctoni sospetti, di cui 270 confermati in laboratorio. Tra questi, oltre 190 casi sono stati notificati dalla Regione Lazio (con focolai epidemici nei comuni di Anzio, Roma e Latina) e oltre 70 casi sono stati notificati dalla Regione Calabria (con un focolaio epidemico a Guardavalle Marina).

chikv 2017 italia

Nel cartogramma, i cerchi indicano i luoghi in cui si sono verificati focolai di chikungunya nel 2007 (Regione Emilia Romagna) e nel 2017 (Regione Lazio e Calabria).


Invece, i casi di importazione negli ultimi anni sono stati: 5 nel 2018, 18 nel 20195 nel 2020, nessuno nel 2021 e nel 2022 (probabilmente anche a causa del ridotto numero di viaggi per la situazione emergenziale internazionale legata alla pandemia da COVID-19), 8 nel 2023 e 15 nel 2024.

Nel 2020, il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno sancito un’intesa sul "Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025" che comprende anche la chikungunya. 

     
  FOCUS SUL PIEMONTE  
  Sino al 2024, in Piemonte, sono stati segnalati esclusivamente casi sporadici, tutti di importazione.
Nel 2016, sono stati segnalati 2 casi di chikungunya e dal 2014 al 2016 ne sono stati registrati (Fonte: Report anno 2016 - SEREMI).
Nel 2017, è stato segnalato un unico caso di chikungunya (Fonte: Report anno 2017 - SEREMI).
Nel 2018, non è stato segnalato nessun caso di chikungunya (Fonte: Report anno 2018 - SEREMI).
Dal 2019 al 2021, sono stati segnalati 6 casi di chikungunya, tutti verificatisi nel 2019 (Fonte: Report anno 2019/2021 - SEREMI).
Nel 2022, non è stato segnalato nessun caso di chikungunya (Fonte: Report anno 2022, ed. 2023 - SEREMI).
Nel 2023, è stato segnalato un unico caso di chikungunya (Fonte: Report anno 2023, ed. 2024 - SEREMI).
Nel 2024, è stato segnalato un unico caso di chikungunya (Fonte: Dati della dashboard "Arbovirosi in Italia 2024").
 
     

INFOGRAFICHE

Chikungunya. Principali segnali e sintomi

Ti sei ammalato di chikungunya?

Ti sei ammalato di dengue o chikungunya?

Ti sei ammalato di chikungunya, dengue o Zika?

Chikungunya: cos'è la trasmissione locale?

Chikungunya: cos'è un caso importato?

Caratteristiche della zanzara tigre (Aedes albopictus)

Caratteristiche della zanzara della febbre gialla o stegomia (Aedes aegypti)


APPROFONDIMENTI

Documenti utili

Siti di riferimento in Italia

Siti di riferimento in Europa

Siti di riferimento nel Mondo

Strumenti

  • Zanzare: le mappe di distribuzione Ecdc. Sul sito dell'Ecdc sono disponibili per operatori e cittadini le mappe di distribuzione delle zanzare (Vector Maps). L'obiettivo è fornire a decisori e popolazione informazioni aggiornate sulla diffusione di questi vettori mostrando anche il livello di distribuzione regionale.
aedes aegypti 2024 05       aedes albopictus 2024 07

Pagina aggiornata a gennaio 2025. Links verificati il 21 gennaio 2025.

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