03/02/2017 - Margaret Chan (OMS): Zika, è tempo di bilanci
Il primo febbraio 2016, il direttore generale dell’OMS proclamava emergenza internazionale l’epidemia di Zika in corso in America meridionale. Dopo un anno è tempo di bilanci e la dottoressa Margaret Chan torna sulla sua scelta, proponendo a tutti degli spunti di riflessione.
"Non fu una decisione facile. Ma, guardandosi indietro, è stata quella giusta. A quel tempo la malattia, a lungo liquidata come un'oscura curiosità medica, non era facilmente descrivibile come 'straordinaria', che è il requisito principale per dichiarare una situazione di emergenza sanitaria internazionale. Nei decenni trascorsi tra la sua scoperta avvenuta in Uganda nel 1947 e la sua comparsa nelle Americhe, sono stati riportati solo pochi casi umani di virus Zika".
Solo nel 2007 il virus inizia, infatti, ad espandersi e a creare problemi, provocando un’epidemia nell’isola di Yap, Pacifico occidentale. Fatto sorprendente ma, tutto sommato, non allarmante: anche se quasi i tre quarti della popolazione dell’isola furono infettati, solo un migliaio di persone si ammalarono, nessuna delle quali necessitò di ospedalizzazione, e l’epidemia si risolse in soli tre mesi.
Il successivo e inaspettato evento fu più allarmante. Nel 2013-2014 il virus colpì la Polinesia Francese, provocando circa 30.000 casi. Anche qui nessun paziente risultò grave, ma i medici furono sorpresi per un lieve ma preoccupante aumento di casi di sindrome di Guillain-Barré, una grave e di solito rara complicazione neurologica. Era solo una coincidenza o c’era in atto qualcosa di più sinistro?
"Con l'inizio del 2016, quasi tutti abbiamo visto le immagini strazianti dei bambini nati con teste troppo piccole in Brasile. Abbiamo tutti sentito le storie tragiche delle loro madri sconvolte e le prospettive desolanti per i loro bambini. La possibilità che una puntura di zanzara presa durante la gravidanza potesse causare gravi danni neurologici nei bambini ha profondamente allarmato l’opinione pubblica, ma anche stupito gli scienziati di tutto il mondo che si sono chiesti: perché solo ora e perché solo in Brasile?
A quel tempo, il Brasile stava anche sperimentando grandi epidemie di dengue e chikungunya. Potrebbero i tre virus interagire in qualche modo, amplificando gli effetti fino a danneggiare i bambini nel grembo materno? Potrebbe essere in parte responsabile qualcosa presente nell'ambiente del nord-est del Brasile, epicentro del focolaio? Forse una sostanza chimica o una tossina naturale?".
A quel tempo nessuno aveva risposte precise, ma gli esperti, con un grande lavoro retrospettivo, scoprirono che anche nell’epidemia polinesiana c’era stato un legame tra Zika e microcefalia neonatale. Quindi, non era più 'solo il Brasile'.
"Un anno fa, quando ho dichiarato una situazione di emergenza sanitaria internazionale - continua la dottoressa Chan - è stato questo sospetto legame tra l'infezione da Zika e la microcefalia e le altre complicazioni neurologiche che hanno trasformato il focolaio in un evento straordinario".
Ma l'epidemia di Zika soddisfaceva anche altri criteri per una dichiarazione di un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Siccome poche popolazioni avevano acquisito una qualche immunità a questa rara malattia, il virus avrebbe potuto diffondersi, incontrollato, come un incendio scatenato dal volume del traffico aereo internazionale. Perciò, ogni area che ospitava la specie di zanzara maggiormente competente, l'Aedes aegypti, è stata considerata a rischio. Un'area geografica che comprende quasi la metà della popolazione mondiale! Con così tante persone a rischio e così pochi strumenti di controllo, l’esplosione dell’epidemia ha chiaramente richiesto una risposta internazionale coordinata.
Come ogni altra epidemia esplosiva, Zika ha rivelato dei punti deboli nella preparazione a livello mondiale, come lo scarso accesso ai servizi di pianificazione familiare e lo smantellamento dei programmi nazionali per il controllo delle zanzare in corso in molti Paesi.
Un anno dopo, a che punto siamo?
"La diffusione internazionale è continuata, mentre la sorveglianza è migliorata. Circa 70 paesi e territori nelle Americhe, in Africa, in Asia e nel Pacifico occidentale hanno riportato casi dal 2015. Le conseguenze documentate per i neonati sono salite a una lunga lista di anomalie note come 'sindrome da virus Zika congenita'. Sappiamo che il virus può essere trasmesso sessualmente, e ciò ha portato a fornire ulteriori consigli precauzionali alle donne in età fertile.
In termini di prevenzione, non potevamo rimanere a mani vuote per molto tempo. Alcuni approcci innovativi per il controllo delle zanzare si stanno sperimentando in un certo numero di Paesi con risultati promettenti. Circa 40 vaccini candidati sono ora in cantiere. Mentre alcuni sono ancora in fase di studio clinico, un vaccino è già stato giudicato abbastanza sicuro per l'uso in donne in età fertile, ma non potrà essere completamente autorizzato prima del 2020.
Nel novembre 2016 ho revocato lo stato di emergenza sanitaria di rilevanza internazionale per l’epidemia di Zika, sempre su consiglio del comitato di esperti. Anche questa era la decisione giusta. In quel momento, la ricerca aveva affrontato molte delle questioni che avevano fatto considerare la malattia in modo 'straordinario' nove mesi prima.
Certamente alcune incertezze rimangono, ma molte questioni fondamentali hanno avuto una risposta.
In gran parte del mondo il virus è ormai saldamente radicato. L’OMS e i Paesi colpiti non devono più trattare lo Zika come emergenza, ma allo stesso modo con cui gestiscono altri patogeni endemici, come dengue e chikungunya, le cui infezioni si ripresentano in maniera ricorrente. Questo è il motivo per cui l’OMS sta creando un meccanismo sovra-organizzativo per fornire una guida costante agli interventi e alle azioni di sostegno a famiglie, comunità e Paesi che hanno il virus Zika.
Per la comunità dei ricercatori, l’OMS ha identificato le aree prioritarie in cui è necessaria urgentemente una maggiore conoscenza.
Siamo ora nel lungo periodo e ci siamo tutti dentro insieme. La pianificazione strategica dell’OMS e l'impegno a lavorare con i partner per sostenere gli interventi e la ricerca dovranno essere di grande supporto per aiutare il mondo in questo impegnativo e ancora penoso sforzo".