14/07/2017 - 6° turno di sorveglianza sanitaria

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Il sesto turno di sorveglianza sanitaria ha permesso di raccogliere (in 21 stazioni di cattura) ed identificare 5.112 zanzare appartenenti a 6 specie (Ae. albopictus, Ae. vexans, An. maculipennis, Cx. modestus, Cx. pipiens, Oc. caspius) che, raggruppate in 77 pool, saranno sottoposte ad indagine virologica.
I territori monitorati questa settimana sono stati quelli dell'Alessandrino meridionale, del Cuneese occidentale, del Verbano-Cusio-Ossola, del Novarese, del Vercellese e della parte meridionale della provincia di Torino.

13/07/2017 - Le specie di zanzara scoperte e classificate sono aumentate. Ad oggi ce ne sono ben 3.555. L'ultima arrivata è Ochlerotatus sallumae

Sfilata di zanze

Oramai quasi tutti sanno che di zanzare ne esistono varie specie. Molti conoscono la zanzara comune (Culex pipiens), la zanzara tigre (Aedes albopictus), la zanzara anofele (varie specie del gruppo Anopheles maculipennis), la zanzara di risaia (Ochlerotatus caspius). Ma quante sono, in realtà, le specie di zanzara nel mondo?

Sembra una domanda semplice, ma la risposta non lo è affatto. A parte il fatto che non tutte le specie sono ancora state scoperte dall'uomo, anche tra quelle note la situazione è piuttosto "fluida" ed in continuo divenire. I tassonomisti, cioè quegli studiosi che dedicano i loro studi alla classificazione delle specie e che di solito sono specializzati in pochi e molto specifici gruppi di esseri viventi, continuano a lavorare sui dati morfologici, genetici e sulle collezioni raccolte negli ultimi 300 anni per cercare di capire i reali confini tra le specie del gruppo di cui si occupano.

Per spiegarci meglio, riportiamo la cronaca di quello che è successo negli ultimi mesi con la tassonomia delle zanzare.

Fino al 22 febbraio, le specie di zanzare riconosciute dalla comunità scientifica internazionale e riportate sul Mosquito Taxonomic Inventory, erano 3.555 (un bel numero!).

Il 23 febbraio è però stata accettata una revisione che considera due specie di zanzara (Bruceharrisonius kobayashii, descritta nel 1956 da un certo Nakata e B. alektorovi descritta precedentemente, nel 1943, da Stackelberg) come la stessa specie, portando in questo modo il numero complessivo di zanzare a 3.554 specie (per ragioni di precedenza, rimane il nome dato per primo e l'altro scompare).

Ma il 15 marzo scorso, la zanzara Anopheles sumatrana, fino ad allora riconosciuta come sottospecie della Anopheles gigas, viene elevata al rango di specie, grazie ad un lavoro tassonomico di Harbach e colleghi, riportando a 3.555 il numero di specie di zanzara.

Ma non è finita! Il 25 aprile, viene pubblicata un'altra "sinonimia" tra due specie, la Culex spiculothorax, descritta da Bram nel 1967 e la Culex sasai, descritta da Kano, Nitahara e Awaya nel 1954. Così, il numero di specie torna a 3.554, senonché lo scorso 6 giugno viene accolta come nuova specie valida la Ochlerotatus sallumae descitta proprio quest'anno da González e Reyes, portando ancora una volta a 3.555 il numero di specie di zanzara.

Per cui non dobbiamo stupirci se chiedendo ad un esperto di zanzare quante specie esistano, lui ci risponderà con un "circa 3.500", perché nemmeno lui lo sa precisamente.

07/07/2017 - 5° turno di sorveglianza sanitaria

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Il quinto turno di sorveglianza sanitaria ha permesso di raccogliere (in 21 stazioni di cattura) ed identificare 2.328 zanzare appartenenti a 4 specie (Ae. albopictus, An. maculipennis, Cx. pipiens, Oc. caspius) che, raggruppate in 62 pool, saranno sottoposte ad indagine virologica.
I territori monitorati questa settimana sono stati quelli dell'Alessandrino settentrionale, del Cuneese orientale, del Biellese, dell'Astigiano e della periferia nord della Città di Torino.

30/06/2017 - 4° turno di sorveglianza sanitaria

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Il quarto turno di sorveglianza sanitaria ha permesso di raccogliere (in 21 stazioni di cattura) ed identificare 3.928 zanzare appartenenti a 7 specie (Ae. albopictus, Ae. vexans, An. maculipennis, An. plumbeus, Cx. pipiens, Oc. cantans, Oc. caspius) che, raggruppate in 69 pool, saranno sottoposte ad indagine virologica.
I territori monitorati questa settimana sono stati quelli dell'Alessandrino meridionale, del Cuneese occidentale, del Verbano-Cusio-Ossola, del Novarese, del Vercellese e della parte meridionale della provincia di Torino.

23/06/2017 - 3° turno di sorveglianza sanitaria

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Il terzo turno di sorveglianza sanitaria ha permesso di raccogliere (in 22 stazioni di cattura) ed identificare 1.865 zanzare appartenenti a 4 specie (Ae. albopictus, An. maculipennis, Cx. pipiens, Oc. caspius) che, raggruppate in 52 pool, saranno sottoposte ad indagine virologica.
I territori monitorati questa settimana sono stati quelli dell'Alessandrino settentrionale, dell'Astigiano, del Biellese, del Cuneese orientale e della periferia nord della Città di Torino.

16/06/2017 - 2° turno di sorveglianza sanitaria

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Il secondo turno di sorveglianza sanitaria ha permesso di raccogliere (in 22 stazioni di cattura) ed identificare 536 zanzare appartenenti a 6 specie (Ae. albopictus, Ae. vexans, An. maculipennis, Cx. pipiens, Oc. caspius, Oc. geniculatus) che, raggruppate in 40 pool, saranno sottoposte ad indagine virologica.
I territori monitorati questa settimana sono stati quelli dell'Alessandrino meridionale, del Cuneese occidentale, del Verbano-Cusio-Ossola, del Novarese, del Vercellese e della parte meridionale della provincia di Torino.

09/06/2017 - 1° turno di sorveglianza sanitaria

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Il primo turno di sorveglianza sanitaria ha permesso di raccogliere (in 22 stazioni di cattura) ed identificare 648 zanzare appartenenti a 7 specie (Ae. albopictus, An. maculipennis, An. plumbeus, Cx. pipiens, Oc. cantans, Oc. caspius, Oc. geniculatus) che, raggruppate in 39 pool, saranno sottoposte ad indagine virologica.
I territori monitorati questa settimana sono stati quelli dell'Alessandrino settentrionale, dell'Astigiano, del Biellese, del Cuneese orientale e della periferia nord della Città di Torino.

03/02/2017 - ‎Margaret Chan (OMS): Zika, è tempo di bilanci

Il primo febbraio 2016, il direttore generale dell’OMS proclamava emergenza internazionale l’epidemia di Zika in corso in America meridionale. Dopo un anno è tempo di bilanci e la dottoressa Margaret Chan torna sulla sua scelta, proponendo a tutti degli spunti di riflessione.

"Non fu una decisione facile. Ma, guardandosi indietro, è stata quella giusta. A quel tempo la malattia, a lungo liquidata come un'oscura curiosità medica, non era facilmente descrivibile come 'straordinaria', che è il requisito principale per dichiarare una situazione di emergenza sanitaria internazionale. Nei decenni trascorsi tra la sua scoperta avvenuta in Uganda nel 1947 e la sua comparsa nelle Americhe, sono stati riportati solo pochi casi umani di virus Zika".

Solo nel 2007 il virus inizia, infatti, ad espandersi e a creare problemi, provocando un’epidemia nell’isola di Yap, Pacifico occidentale. Fatto sorprendente ma, tutto sommato, non allarmante: anche se quasi i tre quarti della popolazione dell’isola furono infettati, solo un migliaio di persone si ammalarono, nessuna delle quali necessitò di ospedalizzazione, e l’epidemia si risolse in soli tre mesi.
Il successivo e inaspettato evento fu più allarmante. Nel 2013-2014 il virus colpì la Polinesia Francese, provocando circa 30.000 casi. Anche qui nessun paziente risultò grave, ma i medici furono sorpresi per un lieve ma preoccupante aumento di casi di sindrome di Guillain-Barré, una grave e di solito rara complicazione neurologica. Era solo una coincidenza o c’era in atto qualcosa di più sinistro?

"Con l'inizio del 2016, quasi tutti abbiamo visto le immagini strazianti dei bambini nati con teste troppo piccole in Brasile. Abbiamo tutti sentito le storie tragiche delle loro madri sconvolte e le prospettive desolanti per i loro bambini. La possibilità che una puntura di zanzara presa durante la gravidanza potesse causare gravi danni neurologici nei bambini ha profondamente allarmato l’opinione pubblica, ma anche stupito gli scienziati di tutto il mondo che si sono chiesti: perché solo ora e perché solo in Brasile?
A quel tempo, il Brasile stava anche sperimentando grandi epidemie di dengue e chikungunya. Potrebbero i tre virus interagire in qualche modo, amplificando gli effetti fino a danneggiare i bambini nel grembo materno? Potrebbe essere in parte responsabile qualcosa presente nell'ambiente del nord-est del Brasile, epicentro del focolaio? Forse una sostanza chimica o una tossina naturale?".

A quel tempo nessuno aveva risposte precise, ma gli esperti, con un grande lavoro retrospettivo, scoprirono che anche nell’epidemia polinesiana c’era stato un legame tra Zika e microcefalia neonatale. Quindi, non era più 'solo il Brasile'.

"Un anno fa, quando ho dichiarato una situazione di emergenza sanitaria internazionale - continua la dottoressa Chan - è stato questo sospetto legame tra l'infezione da Zika e la microcefalia e le altre complicazioni neurologiche che hanno trasformato il focolaio in un evento straordinario".

Ma l'epidemia di Zika soddisfaceva anche altri criteri per una dichiarazione di un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Siccome poche popolazioni avevano acquisito una qualche immunità a questa rara malattia, il virus avrebbe potuto diffondersi, incontrollato, come un incendio scatenato dal volume del traffico aereo internazionale. Perciò, ogni area che ospitava la specie di zanzara maggiormente competente, l'Aedes aegypti, è stata considerata a rischio. Un'area geografica che comprende quasi la metà della popolazione mondiale! Con così tante persone a rischio e così pochi strumenti di controllo, l’esplosione dell’epidemia ha chiaramente richiesto una risposta internazionale coordinata.
Come ogni altra epidemia esplosiva, Zika ha rivelato dei punti deboli nella preparazione a livello mondiale, come lo scarso accesso ai servizi di pianificazione familiare e lo smantellamento dei programmi nazionali per il controllo delle zanzare in corso in molti Paesi.
Un anno dopo, a che punto siamo?

"La diffusione internazionale è continuata, mentre la sorveglianza è migliorata. Circa 70 paesi e territori nelle Americhe, in Africa, in Asia e nel Pacifico occidentale hanno riportato casi dal 2015. Le conseguenze documentate per i neonati sono salite a una lunga lista di anomalie note come 'sindrome da virus Zika congenita'. Sappiamo che il virus può essere trasmesso sessualmente, e ciò ha portato a fornire ulteriori consigli precauzionali alle donne in età fertile.
In termini di prevenzione, non potevamo rimanere a mani vuote per molto tempo. Alcuni approcci innovativi per il controllo delle zanzare si stanno sperimentando in un certo numero di Paesi con risultati promettenti. Circa 40 vaccini candidati sono ora in cantiere. Mentre alcuni sono ancora in fase di studio clinico, un vaccino è già stato giudicato abbastanza sicuro per l'uso in donne in età fertile, ma non potrà essere completamente autorizzato prima del 2020.
Nel novembre 2016 ho revocato lo stato di emergenza sanitaria di rilevanza internazionale per l’epidemia di Zika, sempre su consiglio del comitato di esperti. Anche questa era la decisione giusta. In quel momento, la ricerca aveva affrontato molte delle questioni che avevano fatto considerare la malattia in modo 'straordinario' nove mesi prima.
Certamente alcune incertezze rimangono, ma molte questioni fondamentali hanno avuto una risposta.
In gran parte del mondo il virus è ormai saldamente radicato. L’OMS e i Paesi colpiti non devono più trattare lo Zika come emergenza, ma allo stesso modo con cui gestiscono altri patogeni endemici, come dengue e chikungunya, le cui infezioni si ripresentano in maniera ricorrente. Questo è il motivo per cui l’OMS sta creando un meccanismo sovra-organizzativo per fornire una guida costante agli interventi e alle azioni di sostegno a famiglie, comunità e Paesi che hanno il virus Zika.
Per la comunità dei ricercatori, l’OMS ha identificato le aree prioritarie in cui è necessaria urgentemente una maggiore conoscenza.
Siamo ora nel lungo periodo e ci siamo tutti dentro insieme. La pianificazione strategica dell’OMS e l'impegno a lavorare con i partner per sostenere gli interventi e la ricerca dovranno essere di grande supporto per aiutare il mondo in questo impegnativo e ancora penoso sforzo".

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27/01/2017 - Malattie emergenti trasmesse da vettori: Dengue, Chikungunya, Zika, West Nile - Piemonte, anno 2016

Il Servizio di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (SEREMI) ha pubblicato la relazione riassuntiva di quanto accaduto nell'anno appena trascorso in Piemonte.

Durante il 2016, sono stati segnalati: 13 casi di Dengue (tutti importati), 2 casi di Chikungunya (tutti importati) e 15 casi di Zika (14 importati e 1 autoctono a trasmissione sessuale) in persone residenti o domiciliate in Piemonte. Si tratta di casi definiti confermati secondo il criterio indicato nella circolare ministeriale dedicata emanata ogni anno a inizio della stagione estiva.

Per ciò che ha riguardato i casi di Dengue, le misure di controllo, che prevedono il monitoraggio entomologico nelle aree prossime ai luoghi dove il malato in fase viremica ha soggiornato (abitazione/ospedale) e il relativo trattamento di disinfestazione, sono stati effettuati in tutti i casi in cui vi era indicazione. Gli interventi, in 7 casi su 8, sono stati eseguiti entro un giorno dalla segnalazione, in 1 caso entro 3 giorni.

Per ciò che ha riguardato i casi di Chikungunya, non sono stati necessari interventi di monitoraggio e disinfestazione.

Per ciò che ha riguardato i casi di Zika, le misure di controllo, che prevedono il monitoraggio entomologico nelle aree prossime ai luoghi dove il malato in fase viremica ha soggiornato (abitazione/ospedale) e il relativo trattamento di disinfestazione, sono stati effettuati in tutti i casi in cui vi era indicazione. Gli interventi, in 12 casi su 14, sono stati eseguiti entro un giorno dalla segnalazione (in 2 casi entro 2 giorni).

A settembre 2016, è stato segnalato 1 caso autoctono di malattia neuroinvasiva da West Nile virus. Si è trattato di un uomo di 70 anni di età, residente in una zona rurale della provincia di Novara, che non aveva effettuato viaggi nelle tre settimane precedenti l’insorgenza dei sintomi.
Il monitoraggio entomologico e la disinfestazione sono stati effettuati a distanza di 2 giorni dalla segnalazione del caso umano.
Le misure di prevenzione della trasmissione trasfusionale del West Nile virus sono state attivate anche per altre province piemontesi a seguito della segnalazione da parte del IZS PLVA di isolamento di West Nile virus su avifauna e zanzare:
- Vercelli, dal 5 settembre (isolamento di West Nile virus su avifauna);
- Alessandria, dal 15 settembre (isolamento di West Nile virus su zanzare);
- Torino, dal 27 settembre (isolamento di West Nile virus su avifauna).
L’attivazione di tali misure è avvenuta entro massimo 2 giorni per le province di Vercelli, Novara e Alessandria ed entro 3 per la provincia di Torino.

Relazione riassuntiva del SEREMI

doc seremi

22/12/2016 - Zika‬ e ‪Dengue‬: mappe per tracciare la diffusione degli insetti vettori (aggiornamento ad ottobre 2016)

L'ECDC ha recentemente aggiornato le carte con la distribuzione delle zanzare invasive in Europa e nei paesi vicini. La prima novità è rappresentata dall'allargamento dei paesi presi in considerazione. Compaiono infatti, per la prima volta, tutti gli stati che si affacciano sul Mediterraneo, anche se non tutti hanno un sistema di sorveglianza entomologica attivo.

Per quanto riguarda la più famosa zanzara invasiva, Aedes albopictus o zanzara tigre, la situazione in molti paesi è rimasta tale e quale a quella illustrata ad inizio stagione. L'areale di presenza è invece leggermente aumentato in Francia, Italia (è finalmente comparsa la Valle d'Aosta, regione in cui i nostri tecnici avevano rilevato la presenza dell'insetto ormai da alcuni anni e tutte le province della Sicilia risultano ormai infestate), Grecia, Montenegro, Germania, Svizzera, Austria, Rep. Ceca, Paesi Bassi e Belgio. La Bosnia - Erzegovina risulta completamente infestata, probabilmente a causa di una nuova indagine effettuata recentemente su tutto il paese, mentre nella precedente versione della carta lo risultava minimamente. Compaiono per la prima volta come infestate alcune province di Georgia, Turchia, Libano, Israele e Algeria (questi ultimi tre Paesi prima non erano presi in considerazione). Rimangono indenni solo le isole britanniche (anche se sappiamo che quest'estate c'è stata una piccola segnalazione nel sud dell'Inghilterra), i paesi Scandinavi e quelli dell'Europa nord-orientale.

Si amplia, di poco, anche la diffusione della stegomia. Aedes aegypti è infatti stata rinvenuta anche in una provincia nord-orientale della Turchia, al confine con la Georgia, paese in cui era già stata trovata e dove apparentemente il suo areale si è ridotto alla sola costa del Mar Nero. In realtà, questo si deve al fatto che, nella versione precedente della carta di distribuzione europea della specie, la Georgia era indicata come un'unica unità amministrativa, mentre ora è suddivisa in province. Situazione invariata nelle aree infestate della Russia meridionale (oblast di Krasnodar) e a Madeira (appartenente al Portogallo). Compaiono invece nelle zone di nuova introduzione la provincia del Noord-Holland, nei Paesi Bassi (a causa di infestazioni indoor rinvenute in alcune serre) ed il governatorato di Wādī al-Jadīd nel sud dell'Egitto, area in precedenza non considerata dall'indagine. In tutti gli altri paesi, la specie non è segnalata.

Aumenta il suo areale nell'Europa centrale la zanzara "giapponese", Aedes japonicus. Vaste zone dei Paesi Bassi, della Germania, della Svizzera, dell'Austria, del Liechtenstein e della Slovenia e alcune regioni del Belgio meridionale, della Francia orientale, dell'Ungheria occidentale e della Croazia settentrionale risultano ormai infestate. Non compaiono, ancora, le recenti segnalazioni dell'Italia settentrionale.

Leggermente in crescita anche l'areale di distribuzione della zanzara "coreana", Aedes koreicus ora presente in Veneto, Trentino, Lombardia (in Italia manca la recentissima segnalazione ligure), Canton Ticino (Svizzera), Limburgo (Belgio), nel distretto di Schwaben (Germania) e nell'oblast di Krasnodar (Russia).

La zanzara di origine americana Aedes atropalpus è segnalata, come già da alcuni anni, solo per poche zone dei Paesi Bassi (Brabante Settentrionale e Limburgo).

Link: http://ecdc.europa.eu/en/healthtopics/vectors/vector-maps/Pages/VBORNET_maps.aspx

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21/11/2016 - Sorveglianza dei casi umani di West Nile Disease in Italia: rapporto n. 11 del 17 novembre 2016

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In Italia, la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da virus West Nile (Wnv) è regolata da un Piano integrato.

Le attività di sorveglianza umana non sono state modificate rispetto alla scorsa stagione e prevedono che vengano individuati e segnalati casi clinici importati (tutto l’anno) e autoctoni (da giugno a ottobre) di forme cliniche neuroinvasive, nelle aree a dimostrata circolazione di Wnv.

L’Istituto superiore di sanità con il contributo delle Regioni e con il supporto finanziario del Ministero della Salute–Ccm, pubblica i dati del sistema di sorveglianza nell’uomo in un bollettino periodico.

Dall'undicesimo numero emerge che, in Italia, da giugno 2016, sono stati segnalati 71 casi confermati di malattia da West Nile Virus (WNV), dei quali 34 di malattia neuro-invasiva (1 Piemonte, 9 Lombardia, 3 Veneto - uno dei quali importato -, 20 Emilia-Romagna, 1 Sicilia), 22 donatori di sangue (12 Lombardia, 9 Emilia-Romagna, 1 Veneto) e 15 casi di febbre (12 Veneto - 2 dei quali importati - e 3 Emilia-Romagna).

Rispetto al precedente Rapporto è stata segnalata circolazione virale nella sorveglianza veterinaria nella Provincia di Nuoro. L’ultimo caso umano segnalato ha data di insorgenza dei sintomi il 6 ottobre 2016 e 2 casi umani di malattia neuro-invasiva sono stati riportati dalla regione Lombardia (province di Lodi e Milano già interessate da circolazione virale nella sorveglianza veterinaria).

Di seguito è riportata la descrizione delle sole forme neuro-invasive.
Il 71% dei casi è di sesso maschile e età mediana pari a 73 anni (range: 36-87 anni).
La data di insorgenza dei sintomi dei casi è compresa tra l’11 luglio e il 6 ottobre 2016.

I casi confermati di WNND sono stati segnalati dalle Regioni Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Sicilia. Un caso della regione Veneto risulta essere importato.
Nei soggetti di età uguale o superiore ai 65 anni si osserva il maggior numero di casi.

Rispetto al precedente bollettino del 3 Novembre, sono stati segnalati 3 nuovi casi di malattia neuro-invasiva, tutti dalla regione Lombardia (province di Milano e Lodi).

Nell’Unione Europea sono stati riportati 206 casi confermati di malattia da WNV nell’uomo e 263 casi nei Paesi limitrofi (Fonte: ECDC 2016, mappa sulla diffusione della malattia in Europa, ultimo aggiornamento del 10 novembre 2016).

Per approfondire consulta la pagina dedicata ai bollettini e il rapporto n. 11 del 17 novembre 2016.

04/11/2016 - Sorveglianza dei casi umani di West Nile Disease in Italia: rapporto n. 10 del 3 novembre 2016

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In Italia, la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da virus West Nile (Wnv) è regolata da un Piano integrato.

Le attività di sorveglianza umana non sono state modificate rispetto alla scorsa stagione e prevedono che vengano individuati e segnalati casi clinici importati (tutto l’anno) e autoctoni (da giugno a ottobre) di forme cliniche neuroinvasive, nelle aree a dimostrata circolazione di Wnv.

L’Istituto superiore di sanità con il contributo delle Regioni e con il supporto finanziario del Ministero della Salute–Ccm, pubblica i dati del sistema di sorveglianza nell’uomo in un bollettino periodico.

Dal decimo numero emerge che, in Italia, da giugno 2016, sono stati segnalati 65 casi confermati di malattia da West Nile Virus (WNV), 30 dei quali con sintomi neuro-invasivi, 20 donatori di sangue e 15 casi di febbre di cui uno importato.

Rispetto al precedente Rapporto non sono state segnalate nuove Province con circolazione virale nella sorveglianza veterinaria. Ma è stata modificata la classificazione di caso per 2 casi di malattia neuro-invasiva in Lombardia.

Di seguito è riportata la descrizione delle sole forme neuro-invasive.
Il 70% dei casi è di sesso maschile e età mediana pari a 73 anni (range: 36-87 anni). La data di insorgenza dei sintomi dei casi è compresa tra l'11 luglio e il 29 settembre 2016.

I casi confermati di WNND sono stati segnalati dalle Regioni Regioni Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Sicilia.
Nella fascia di età dai 65 anni in su si osserva il maggior numero di casi.

Rispetto al precedente bollettino del 26 ottobre, sono stati riclassificati 2 casi dalla Lombardia che da confermati sono diventati probabili e confermato 1 nuovo caso dalla regione Veneto.

Nell’Unione Europea sono stati riportati 205 casi confermati di malattia da WNV nell’uomo e 261 casi nei Paesi limitrofi (Fonte: ECDC 2016, mappa sulla diffusione della malattia in Europa, ultimo aggiornamento del 31 ottobre 2016).

Per approfondire consulta la pagina dedicata ai bollettini e il rapporto n. 10 del 3 novembre 2016.