Chikungunya
Il termine chikungunya deriva da una parola in lingua Makonde che significa "ciò che piega" o "contorce" e descrive l'aspetto arcuato che fa assumere il dolore alle giunture (artralgia) di chi è colpito da questa malattia.
AGENTE CAUSALE E CICLO INFETTIVO
La chikungunya è una malattia virale solitamente assente nel nostro Paese, dove però può essere introdotta e dare origine a casi autoctoni grazie alla presenza di un vettore competente la zanzara tigre. Il virus appartiene al genere Alphavirus, famiglia Togaviridae e può essere trasmesso da uomo a uomo attraverso la puntura di una zanzara infetta, in particolare Aedes aegypti e Aedes albopictus. In natura sono presenti ceppi del virus che hanno come serbatoio primati selvatici e vettori differenti (ciclo selvatico). I ceppi che attualmente infettano l’uomo discendono da questi in seguito al salto di specie o spillover verificatosi in tempi piuttosto recenti. Tra questi ceppi, quello che presenta la mutazione genetica E1-A226V si è particolarmente adattato per venir propagato da Aedes albopictus.
SINTOMI E DECORSO DELLA MALATTIA
Dopo la puntura di una zanzara infetta, i sintomi della malattia compaiono tra i 2 e i 12 giorni (in media 3-7 giorni).
La malattia è caratterizzata dal brusco insorgere di febbri alte, frequentemente accompagnate da dolori articolari. Altri sintomi piuttosto comuni sono dolori muscolari, cefalea, nausea, affaticamento e rash cutaneo.
La chikungunya è generalmente a decorso benigno, si autolimita, le complicazioni serie sono rare (encefalite, miocardite, epatite), la mortalità è bassa (0,4%), ma può essere fatale in persone anziane o con altre patologie in corso.
La malattia si risolve spontaneamente, ma i dolori articolari possono persistere per molti mesi.
Il virus generalmente permane nel sangue del paziente (viremia) fino a 7 giorni dopo la comparsa dei sintomi (anche se si sono registrati casi di viremia più lunga), durante i quali se viene punto da una zanzara competente (es. zanzara tigre), la malattia può venir propagata.
TRATTAMENTO E PREVENZIONE
Nel novembre 2023 la FDA (Food and Drug Administration) statunitense ha approvato per la prima volta un vaccino contro il virus chikungunya (CHIKV), per il quale non esiste un trattamento medico specifico. Una volta contratta la malattia, la terapia è basata sulla somministrazione di farmaci sintomatici (antipiretici, antinfiammatori), riposo a letto, reintegrazione dei fluidi ed esercizi per lenire la rigidità e i dolori articolari.
La prevenzione consiste innanzitutto nell'impedire o ridurre al minimo le punture delle zanzare.
La base per una buona risposta in caso di introduzione accidentale del virus è invece la sorveglianza.
CENNI STORICI E DISTRIBUZIONE ATTUALE
Il CHIKV è stato descritto la prima volta nel 1952 in Tanzania, nelle savane al confine con il Kenya e in diversi villaggi sulle coste del lago Vittoria e nell'entroterra.
Le prime segnalazioni cliniche di febbri "spaccaossa" risalgono al 1779, in Indonesia dove venne descritta un'epidemia di febbri dolorose forse attribuibile allo stesso agente virale.
La chikungunya è endemica in alcune parti dell'Africa, del sud-est asiatico e del subcontinente indiano.
A partire dal 2005, sono stati riportati ampi focolai nell'area dell'Oceano Indiano (India, Malesia, La Réunion, Madagascar, Indonesia, Mauritius, Mayotte, Seychelles), zone in cui il virus trova il suo habitat ideale. In India, tra febbraio e ottobre 2006, un'epidemia di chikungunya ha coinvolto 8 stati o province e i casi sospetti sono arrivati sino a 1,25 milioni. A fine 2013 si assiste alla prima epidemia di chikungunya riportata in America Latina, e in particolare in alcune isole Caraibiche.
In seguito, casi di trasmissione autoctona si sono verificati in Europa e negli Stati Uniti (notifica del primo caso confermato in laboratorio nel 2016), dove il CHIKV si pensa fosse stato importato da viaggiatori infetti di ritorno da aree colpite.
DISTRIBUZIONE NELLE AMERICHE, IN ASIA E IN AFRICA
Secondo PLISA, la Piattaforma di informazione sanitaria per le Americhe, nel quinquennio che va dal 2013 (prima epidemia) al 2017, nel continente americano ci sarebbero stati oltre 2 milioni e mezzo di casi di chikungunya, con un picco di oltre un milione nel 2014 e con un progressivo spostamento delle epidemie dai caraibi (2013-2015) al centro (2015-2016) e poi al sud America (dal 2016).
Recentemente i casi sono di nuovo aumentati. Negli ultimi due anni sono stati oltre la metà di quelli registrati dal 2018.
Casi di chikungunya in America dal 2018
Anno | Casi sospetti | Casi confermati | Decessi |
2018 | 97.461 | 69.464 | 39 |
2019 | 184.794 | 101.194 | 81 |
2020 | 103.023 | 39.657 | 29 |
2021 | 137.025 | 65.542 | 12 |
2022 | 273.841 | 138.594 | 87 |
2023 | 411.548 | 240.168 | 515 |
*2024 | 404.372 | 216.793 | 184 |
totali | 1.612.064 | 871.412 | 947 |
*dati ancora soggetti a revisione.
Nonostante sia una malattia di origine africana, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato nel 2015 il primo focolaio epidemico nell'area in cinque anni (Senegal, 624 casi). L'anno successivo un’epidemia ha colpito il Kenya, con più di 1700 casi sospetti (nella sola città di Mandera dove ha colpito oltre l'80% della popolazione), e le confinanti aree della Somalia.
Nel 2019, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato, nella sezione emergenze del suo sito, un'epidemia di chikungunya in Congo e nel 2020 ne ha segnalata una in Ciad.
Nel 2023, cinque Paesi hanno segnalato casi: Burkina Faso (545), Senegal (337), Mali (7), Gambia (1) e Namibia (1). Il focolaio del Senegal ha portato all’individuazione di un novo ceppo del genotipo virale dell’Africa occidentale, portando i ricercatori a ipotizzare un nuovo spillover dal ciclo selvatico. In Asia, nel 2023 sono stati segnalati casi in 5 paesi: India (93.465 casi), Filippine (2.561 casi), Tailandia (1.422 casi), Malaysia (177 casi) e Pakistan (18 casi).
DISTRIBUZIONE NELL'UNIONE EUROPEA-UE E SPAZIO ECONOMICO EUROPEO-SEE
Fino al 2007, il virus non era mai circolato in Europa, seppur saltuariamente introdotto da qualche viaggiatore infetto. A quell’anno risale la prima epidemia registrata nel continente (Emilia Romagna) con oltre 300 casi sospetti, cui seguirono sporadici casi autoctoni nel 2010 e nel 2014 (tutti in Francia). Nel 2017, si sono verificate due epidemie autoctone, una in Francia, nel dipartimento del Var, e una in Italia, nelle regioni Lazio e Calabria.
Dal 2018, non si sono più registrati casi autoctoni, sebbene diversi casi d'importazione abbiano continuato ad arrivare (52 casi confermati nel 2022, contro i 12 del 2021, i 52 del 2020 e i 421 del 2019).
Anno | Paese e località | Casi autoctoni | Probabile periodo di circolazione | Probabile origine del caso primario |
Virus | Presenza E1-A226V |
2007 | Italia, Emilia Romagna, (principali aree di trasmissione a Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna) |
≈ 330 sospetti, probabili e confermati | Luglio-Settembre | India | CHIKV ECSA | Si |
2010 | Francia, dipartimento del Var, Fréjus |
2 | Settembre | India | CHIKV ECSA | No |
2014 | Francia, dipartimento dell'Hérault, Montpellier |
12 | Settembre-Ottobre | Camerun | CHIKV ECSA | Si |
2017 | Francia, dipartimento del Var, Le Cannet-des-Maures e Taradeau |
17 (11 a Le Cannet-des-Maures e 6 a Taradeau) |
Luglio- Settembre | Africa centrale | CHIKV ECSA | Si |
2017 | Italia, Lazio (Anzio, Latina e Roma) e Calabria (Guardavalle Marina) |
270 confermati e 219 probabili |
Agosto-Novembre | Asia (India/Pakistan) | CHIKV ECSA | No |
2024 | Francia, regione Île-de-France, dipartimento delle Alture della Senna, Parigi o Gennevilliers |
1 | Luglio | sconosciuta | sconosciuto | sconosciuta |
Trasmissione autoctona del virus chikungunya nell'UE/SEE, 2007-2024 (Fonte ECDC).
SITUAZIONE IN ITALIA
In Italia il vettore potenzialmente più competente per il CHIKV è Aedes albopictus, meglio conosciuta come "zanzara tigre". Introdotta nel 1990 è attualmente stabile e diffusa in tutto il paese fino a quote collinari, soprattutto nei centri abitati, dove stagionalmente può raggiungere densità molto elevate, tali da consentire la trasmissione locale del virus laddove introdotto nella stagione propizia.
In Italia ci sono state due epidemie di chikungunya. La prima si è verificata nel 2007 in Emilia Romagna, è stata provocata da un caso d'importazione (identificato, persona di ritorno da un viaggio in una zona dell'India) e ha fatto registrare oltre 330 casi autoctoni sospetti, di cui oltre 210 confermati in laboratorio. Si è trattato del primo focolaio riportato in una regione non tropicale dove un vettore competente (Aedes albopictus) per il CHIKV era presente.
La seconda epidemia si è verificata nel 2017 e ha fatto registrare quasi 500 casi autoctoni sospetti, di cui 270 confermati in laboratorio. Tra questi, oltre 190 casi sono stati notificati dalla Regione Lazio (con focolai epidemici nei comuni di Anzio, Roma e Latina) e oltre 70 casi sono stati notificati dalla Regione Calabria (con un focolaio epidemico a Guardavalle Marina).
Nel cartogramma, i cerchi indicano i luoghi in cui si sono verificati focolai di chikungunya nel 2007 (Regione Emilia Romagna) e nel 2017 (Regione Lazio e Calabria).
I casi d’importazione negli ultimi anni sono invece stati 5 nel 2018, 18 nel 2019, 3 nel 2020 e nessuno nel 2021 e nel 2022 (probabilmente anche a causa del ridotto numero di viaggi per la situazione emergenziale internazionale legata alla pandemia da COVID-19) e 7 nel 2023.
Nel 2020, il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno sancito un’intesa sul "Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025" che comprendono anche la chikungunya.
ATTENZIONE! | ||
Nel 2016, in Piemonte, sono stati segnalati 2 casi di chikungunya di importazione e dal 2014 al 2016 ne sono stati registrati 4 (Fonte: Report anno 2016 - SEREMI). Nel 2017, è stato segnalato un unico caso di chikungunya di importazione (Fonte: Report anno 2017 - SEREMI). Nel 2018, non è stato segnalato nessun caso di chikungunya (Fonte: Report anno 2018 - SEREMI). Dal 2019 al 2021, sono stati segnalati 6 casi di chikungunya di importazione, tutti verificatisi nel 2019 (Fonte: Report anno 2019/2021 - SEREMI). Nel 2022, non è stato segnalato nessun caso di chikungunya (Fonte: Report anno 2022, ed. 2023 - SEREMI). Nel 2023 è stato segnalato un unico caso di chikungunya di importazione. |
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INFOGRAFICHE
Chikungunya. Principali segnali e sintomi
Ti sei ammalato di chikungunya?
Ti sei ammalato di dengue o chikungunya?
Ti sei ammalato di chikungunya, dengue o Zika?
Chikungunya: cos'è la trasmissione locale?
Chikungunya: cos'è un caso importato?
Caratteristiche della zanzara tigre (Aedes albopictus)
Caratteristiche della zanzara della febbre gialla o stegomia (Aedes aegypti)
APPROFONDIMENTI
Documenti utili
- Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025. 2019 (Ministero della Salute).
- Aggiornamento globale Chikungunya virus (CHIKV). 2024 (Centro Nazionale Sangue).
- Espansione geografica dei casi di dengue e chikungunya oltre le aree storiche di trasmissione nella regione delle Americhe. 2023 (Ministero della Salute).
Siti di riferimento in Italia
- Epicentro e chikungunya. Pagine del sito del portale Epicentro (a cura del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità) dedicate alla chikungunya che riportano gli ultimi aggiornamenti, gli aspetti epidemiologici e la dashboard sulle arbovirosi.
- Ministero della Salute e chikungunya. Pagina del Ministero della Salute dedicata alla chikungunya.
Siti di riferimento in Europa
- Ecdc e chikungunya. Pagine del sito dell'Ecdc dedicate alla chikungunya che, tra le altre informazioni, riportano anche la valutazione rapida del rischio rispetto ai focolai autoctoni in Italia (primo aggiornamento del 9 ottobre 2017), la valutazione rapida del rischio rispetto ai focolai autoctoni in Francia meridionale (23 agosto 2017), il report epidemiologico annuale per il 2022 e la panoramica mondiale sulla chikungunya.
Siti di riferimento nel Mondo
- Cdc e chikungunya. Pagine del sito dei Cdc dedicate alla chikungunya, rivolte a chi viaggia in Paesi esotici, con particolare attenzione alle precauzioni da adottare per proteggersi dalle zanzare, alla distribuzione geografica del virus, ai metodi di trasmissione della malattia e agli avvisi sanitari relativi ai viaggi.
- Oms e chikungunya. Pagina del sito dell'Oms dedicata alla chikungunya che riporta le segnalazioni di tutte le epidemie in corso nel mondo. Nel sito Oms sono presenti anche le schede informative con le informazioni generali sulla malattia, l'epidemiologia, le cause e le strategie per contrastarla.
- Paho e chikungunya. Pagine del sito della Pan American Health Organization dedicate alla chikungunya, con le linee guida, le mappe interattive e i dati relativi ai casi dal 2013 al 2017 e i dati dei casi dal 2018 in avanti.
Strumenti
- Zanzare: le mappe di distribuzione Ecdc. Sul sito dell'Ecdc sono disponibili per operatori e cittadini le mappe di distribuzione delle zanzare (Vector Maps). L'obiettivo è fornire a decisori e popolazione informazioni aggiornate sulla diffusione di questi vettori mostrando anche il livello di distribuzione regionale.
Pagina aggiornata a ottobre 2024. Links verificati il 25 ottobre 2024.